Tra il 2005 e il 2010, anno della sua scomparsa, Maniacco lavora moltissimo ed espone a Gorizia, alla Galleria-Libreria “equilibri”, una serie di collage dal titolo “Le metafore del bricoleur” (2007). Nel dicembre del 2008 è a Udine, Galleria del Girasole, con “Malinconia della rivoluzione perduta”. Nel 2008 ai Colonos di Villacaccia (Lestizza) con i suoi acquerelli “Oltris”, infine, nel 2009, si presenta con una grande antologica, alla Sagittaria di Pordenone, “Carte per la terra promessa”, curata da Giancarlo Pauletto, il quale scrive del lavoro di Maniacco che “si basa su un’acuta capacità di costruire rapporti cromatici e compositivi, dislocati su un’asse che metaforizza, nei fondi tonali trattati con grande sapienza, l’idea del tempo storico”.
I cicli tematici più recenti sono “Orizzonte perduto” e “En attendent Godot”.
La conclusione del curatore riporta perfettamente il sentire dell’artista: “E la terra promessa”, qui, non è più quella che al biblico Mosè non fu dato toccare.
È piuttosto quella che gli uomini possono costruire a se stessi, almeno quelli, tra gli uomini, che non credono che l’ingiustizia debba necessariamente regnare in mezzo a loro”.